Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.

Giovanni Ciccio Zaccaro

Esordiamo sul tema dei dirigenti degli uffici giudiziari, per i quali la legge prevede un’attenta verifica quadriennale volta alla loro conferma o meno nell’incarico, spesso però rimasta – nella pratica – un mero esercizio di stile. Proprio all’esordio della nuova consiliatura, il plenum ha deciso di non difendere in giudizio una delibera con la quale la precedente consiliatura non aveva confermato un direttivo. La componente consiliare di AreaDG ha votato per la costituzione in giudizio ma è risultata soccombente.

Una volta tanto

Negli ultimi quattro anni il Csm ha accumulato un arretrato notevole sulle conferme. AreaDG ha provato ad accelerare la trattazione di queste pratiche, che spesso ritardavano di anni, con la conseguenza che il direttivo o semidirettivo (che dovrebbe essere confermato dopo 4 anni), finiva per avere la conferma a ridosso della scadenza degli 8 anni. Sappiamo cosa può significare per un ufficio guidato da un direttivo inadeguato, un ritardo nella procedura di verifica della sua idoneità. Se c'è stato un parere negativo del Consiglio Giudiziario, ad esempio, il ritardo finisce per vanificare la stessa utilità dell’istruttoria svolta.

Ma veniamo alla questione oggetto di questo breve scritto.

Bisogna anzitutto dire che, nello scorso quadriennio, il Csm ha trattato poche pratiche con proposta di NON conferma.

Taluni dirigenti, dopo la discussione in plenum, sono stati confermati con il voto contrario di AreaDG. Tra questi, ad esempio, il Procuratore di Crotone. Altre pratiche, come la non conferma del procuratore aggiunto di Messina, sono state approvate con il voto favorevole di Areadg.

L’ultimo caso di non conferma è arrivato nel Plenum del 14 gennaio scorso, laddove è stata deliberata la NON conferma del procuratore di Terni, che risultava aver chattato abbondantemente con Palamara nel corso del suo primo quadriennio (“emergeva una attività di energica, reiterata ed insistita segnalazione di aspiranti a incarichi direttivi e semidirettivi per ragioni squisitamente di interesse personale oppure per ragioni di successo elettorale del gruppo associativo di appartenenza”, cfr. il resoconto dei consiglieri di AreaDG consultabile nel Diario dal Consiglio del 13 gennaio 2023).

Una volta tanto che il Csm ha avuto la forza di non confermare un direttivo, per ragioni più che condivisibili, cosa fanno i nuovi eletti? Votano contro la delibera che consente al Csm di costituirsi nel giudizio cautelare instaurato dall’interessato !! Male, e molto. Perché si sottintende che la decisione di non conferma è sbagliata e NON merita di essere sostenuta nel giudizio amministrativo.

Ora, si può anche essere “lassisti” con i dirigenti e ritenere che debbano essere confermati perché lo meritano (ma non è sempre così, e lo sappiamo) e allora la proposta da fare è di abolire le verifiche sulle conferme e smetterla di parlare di Palamara e delle sue chat.

Oppure ci vuole un poco di serietà e assunzione di responsabilità. Spiace che al momento sia mancata. Anche perché siamo all’inizio della consiliatura e il segnale dato è un po’ bruttino. Ci piacerebbe sapere quali sono, se vi sono, le giustificazioni della decisione di non dare mandato all’avvocatura di Stato per la difesa in giudizio del Csm.

Se alla base vi fosse l’idea che la delibera di non conferma è sbagliata, si dovrebbe piuttosto richiederne, attivandosi in tal senso, l’annullamento in sede di autotutela, ma in modo trasparente, motivato, con appositi atti volti a privare di effetti una delibera legittimamente assunta dal Consiglio in diversa composizione. Può anche darsi che i nuovi equilibri politici, quali risultanti dal rinnovo dell’organo di governo autonomo, inducano a rivisitare atti e provvedimenti già assunti e deliberati.

Ma, si ripete, è necessario venire allo scoperto e assumersene la responsabilità, tecnica e politica in maniera chiara e trasparente.

Non è – viceversa – accettabile percorrere la strada, obliqua e non lineare, di evitare la difesa nel giudizio cautelare del Consiglio Superiore, la cui autorevolezza e immagine esterna vanno preservate e tutelate a prescindere dal contenuto dei suoi atti.

Si tratta di minimali regole di bon ton istituzionale la cui osservanza non è stata mai messa in dubbio da nessun Consiglio, poiché ciò significherebbe ledere la stessa autonomia e autorevolezza dell’organo, di rilevanza costituzionale, che si ha l’onere (e l’onore) di rappresentare pro tempore.

Bisogna allora concludere che, come esordio del Plenum, era lecito attendersi qualcosa di più e di meglio, magari l’attesa discontinuità di cui tutti parlano e che nei fatti ancora non si è vista.

Ci auguriamo che si sia trattato soltanto di un iniziale incidente di percorso. Lo capiremo valutando il prosieguo.

Giuseppe Sepe
Tribunale di Napoli

18 febbraio 2023

Area democratica per la giustizia è un’associazione di magistrati che sono convinti che la giurisdizione, come gli altri poteri dello Stato, debbano attuare non solo le norme ma anche i valori espressi nella nostra Costituzione. Il sistema del governo autonomo della magistratura, tutelando la autonomia e l’indipendenza dei magistrati, serve proprio a garantire la funzione che la Carta assegna alla giurisdizione. La magistratura ed il suo governo autonomo vivono un periodo difficile, schiacciati fra il revanscismo della politica e la difficoltà di fare giustizia nell’epoca dei “poteri selvaggi” che sfuggono alla sovranità nazionale e rispondono solo all’interesse di chi li esercita. Conosciamo i limiti ed i difetti del potere giudiziario e di chi lo amministra ma siamo certi che, se non ne fosse garantita l’autonomia ed l’indipendenza, le prime vittime sarebbero i cittadini più indifesi. Per ragionare su questi temi, ed anche altro, ospitiamo sul sito di Area DG una nuova rubrica, che sarà poi meglio strutturata nelle prossime settimane.

Giovanni Ciccio Zaccaro